Potevamo accanirci sul reboot, come tutti. Ma perché indugiare sul brutto quando si può stroncarlo elogiando il bello?
Esattamente 30 anni fa, nel settembre del 1986, andava in onda per la prima volta la serie animata The Real Ghostbusters, creata come sequel diretto del mitico film di Ivan Reitman.
Quando gli apparentemente “tarocchi” sono in realtà gli originali
La serie fu prodotta dai due sceneggiatori/interpreti del film, Harold Ramis e Dan Aykroyd, dalla stessa casa di produzione, la Columbia, e dalla Dic Entertainment, società franco-statuinitese specialista in cartoons.
Al titolo fu aggiunto un “The Real” per distinguerla da un altro cartone, intitolato semplicemente Ghostbusters, prodotto nello stesso periodo dalla Filmation, casa di produzione celebre per He-Man e i Dominatori dell’Universo.
Già negli anni ’70 la Filmation aveva prodotto un breve e sfortunato telefilm con lo stesso titolo. Gli attori provenivano dalla sitcom western I Forti di Forte Coraggio. In Italia apparve si sfuggita su Rete 4 per poi svanire nel nulla.
Nel 1984 la Filmation concesse alla major hollywoodiana Columbia Pictures di utilizzare il titolo Ghostbusters per un film che nulla aveva a che fare con il loro vecchio serial.
Sulla scia del successo planetario della pellicola di Reitman, la Filmation pensò quindi di sfruttare il titolo Ghostbusters producendo un cartoon i cui protagonisti fossero i figli di quelli del telefilm.
In risposta la Columbia, quando iniziò a produrre la propria serie animata la intitolò The Real Ghostbusters per sottolineare il fatto che, malgrado gli acchiappafantasmi della Filmation fossero effettivamente i primi e gli originali, i loro erano comunque i più famosi, e quindi la loro serie era più “ufficiale”.
“Non mi assomiglia per niente” (citaz. Johnny Stecchino)
Dopo questo filmato, creato per convincere la produzione ad avviare lo show, il look dei protagonisti fu ulteriormente modificato per non pagare i diritti d’immagine agli attori: più giovane e belloccio Peter, niente baffi per Winston, capelli rossicci e qualche chiletto in più per Ray, e un assurdo e memorabile ciuffo biondo per Egon.
Il cartoon scherzò sulla cosa con un episodio in cui gli acchiappafantasmi volavano a Hollywood per assistere a un film su di loro, lamentandosi poi del cast poco somigliante.
Ad ogni modo, nel doppiaggio italiano furono mantenuti gli stessi doppiatori del film, conservando quindi, almeno nell’adattamento nostrano, una certa “familiarità”.
Per differenziarli ulteriormente, gli autori idearono tute di colore diverso, spiegando, in una puntata flashback, che le originali erano inutilizzabili dopo lo scontro con Gozer alla fine del film. Proprio in quello stesso episodio sarebbero tornate in versione poltergeist/possedute.
Alla svampita segretaria Janine fu conferito un aspetto più modaiolo (e decisamente 80s).
Louis Tully, il timido contabile impersonato al cinema da Rick Moranis sarebbe apparso solo in alcune puntate nelle ultime stagioni.
Scomparve del tutto il personaggio di Sigourney Weaver, quella Dana Barrett che nel film fece subito colpo su Peter. Questo fece sì che il nostro eroe potesse sfoggiare le sue (dubbie) doti di Casanova con ogni cliente carina che appariva nei vari episodi.
Ma la modifica più grande fu di rendere il fantasmino mangione Slimer (semplice macchietta nel film) la mascotte del gruppo, rendendolo una vera e propria icona pop (nonché il personaggio in cui i piccoli potevano meglio identificarsi).
Deus Ex Machina
La vera carta vincente dello show aveva però un nome due nomi e un cognome: Joe Michael Straczynski. Sceneggiatore abile e versatile, nella sua carriera è passato egregiamente per i cartoons (He-Man, Spiral Zone) e i telefilm (La Signora in Giallo, Walker Texas Ranger) più disparati, ha creato il serial di fantascienza cult Babylon 5, ha firmato le più importanti storie dell’Uomo Ragno degli anni 2000, e ha scritto la sceneggiatura del film Changeling di Clint Eastwood con Angelina Jolie, tanto per dirne alcune.
Se Paul Feig (regista dell’attuale e linciato reboot) ha confezionato una semplice commedia, Straczynski capì da subito che il primo Ghostbusters non era una commedia, bensì un film d’avventura con protagonisti comedian ed effetti speciali horror. Senza questa difficile alchimia tra spaventi e risate, Ghostbusters non sarebbe stato Ghostbusters.
Nei limiti di un cartoon per ragazzini, Straczynski e gli altri sceneggiatori fecero sì che in molte puntate i fantasmi (ma anche i Troll, i tre Spiriti del Natale di Dickens, il Cavaliere Senza Testa, i vampiri, i lupi mannari, e chi ne ha più ne metta) rappresentassero una vera minaccia per i cittadini di New York, e che (grazie al character design realistico impresso alla serie) avessero un aspetto davvero grottesco e inquietante (almeno agli occhi dei più piccini), in modo da spaventare senza bisogno di sangue e violenza. Il tutto sempre con le battute dei protagonisti e le gag di Slimer a sdrammatizzare, ovviamente.
Horror-Comedy “pedagogico”
Ma se il film di Reitman aveva il solo scopo di intrattenere, la serie animata sorprende anche per i buoni sentimenti e i messaggi educativi (tipici dei cartoons americani d’una volta) sparsi nei vari episodi.
In uno, ad esempio, un improvvisato stregone invocava l’Apocalisse per via di una delusione d’amore, e veniva riportato dalla ragione dal suo servitore mite e deforme, il quale nonostante ciò non aveva mai smesso di amare la vita.
In un’altra puntata lo spettro di un vecchio smemorato infestava la propria magione, per poi ricordarsi che non stava cercando una cosa, bensì la sua nipotina, per dirle che le voleva bene un’ultima volta.
In un’altra ancora, uno spettro morto nel 1887 fuggiva in calesse da secoli da un altro fantasma. Quando alla fine si decideva ad affrontarlo, scopriva che aveva il suo volto, dato che era la personificazione dei suoi passati errori e rimorsi.
La serie durò 140 episodi, fino all’ottobre del ’91. Contemporaneamente fu realizzato uno spin-off solista su Slimer dai toni e dai disegni più comici (alla Hanna & Barbera per intenderci).
Nel ’97 fu realizzato il sequel Extreme Ghostbusters, con un nuovo team formato da allievi universitari di Egon.
Slimer durò solo due stagioni, Extreme solo una, a dimostrazione che, tra le tante derivazioni, solo The Real ha saputo eguagliare i fasti della pellicola originaria.
Concludendo
A distanza di 30 anni, The Real Ghostbusters si può tranquillamente considerare la miglior serie animata mai tratta da un film di successo: i personaggi e il loro mondo sono pienamente rispettati. Le (poche) modifiche sono tutte vincenti. il disegno è di un realistico ormai raro in occidente, il che permette che i fantasmi facciano davvero paura, in modo da mantenere i toni ibridi della pellicola. E qualche morale educativa qua e là rende l’insieme addirittura superiore al film. Si vocifera di un nuovo film animato, speriamo che riesca meglio del reboot live-action.
Giovanni
Immagini prese da Google. © degli aventi diritto.
PS
Ora che ci penso, guardando al cast del reboot, sembra che Paul Feig abbia guardato a come i Ghostbusters originali siano stati modificati nel passaggio dal cinema all’animazione, e abbia applicato queste modifiche al nuovo cast femminile.
Peter diventava castano (come Kristen Wiig), Ray un po’ sovrappeso (Melissa McCarthy) Egon aveva una strana capigliatura bionda (Kate McKinnon).
Quindi la freschezza della novità dove starebbe? Nel fatto che sono donne? Ok, poi però se giochi solo su questo sei TU il sessista, non chi critica il tuo operato.
Ma la cosa veramente triste è che ciò dimostra che Feig conosce la serie animata, ma invece di replicarne lo spirito, si è limitato al look, come un bambino che spera in un un bel voto perché impara la lezione a memoria, ma non l’ha realmente capita.
Beh, il botteghino ha decretato il flop, e lo scolaro è rimandato al prossimo film.
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A me faceva paura soprattutto la puntata in cui Slimer addormentandosi si trasformava in un mostro enorme! E quella in cui ai nostri cresceva un fantasma che ognuno ne aveva un pezzo: chi l’ occhio, chi la bocca, chi il naso e chi l’ orecchio.
Aggiungo alle belle ed interessanti considerazioni anche che la serie ci presentava vari personaggi e storie della tradizione popolare. ^^
Ricordo una puntata divertentissima in cui i nostri avevano a che fare con una pianta gigante! XD
A proposito delle morale, nei due episodi che prendemmo in VHS in fatti in una c’ è lo zio di Egon che non vuole accettare quello che il nipote fa ed in un’ altra la zia di Rei raggirata da un ciarlatano.
Li ricordo bene: la zia Luisa e il mitico zio Ciro, che senza occhiali scambiava Slimer per un cane.
A me il cartone piaceva, a parte le puntate solo con Slimer, e mi sarebbe piaciuto che avessero approfondito la storia tra Egon e Janine dopo la puntata La Fatina Buona e anche bella puntata La Fine Del Mondo Egon sottovoce pronuncia il nome di Janine, era che provava dei sentimenti per lei, e lei l’aveva dichiarato più volte che le piaceva Egon.
Hai ragione, Roberta. Ma tieni conto che si tratta di un cartoon americano anni ’80 pensato perlopiù per i bambini maschi, non esattamente il target interessato a un qualche sottofondo “soap-opera”.
Comunque, questo è il motivo per cui non ho mai apprezzato più di tanto Ghostbusters II, troppo fotocopia del primo, e non tiene conto della serie animata: Slimer che rimane una comparsa e non la mascotte del gruppo, Janine che cade tra le braccia di Louis dopo che è sempre morta dietro a Egon, bah…